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2022 Palazzo Schiari

   
2022
Palazzo Schiari - Riccardi, Villarbasse
 



   
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               
 

Palazzo Schiari – Riccardi trae le sue origini da una casaforte acquistata, nell’ultimo ventennio del seicento, con il terreno su cui insisteva, dal conte Carlo Bartolomeo Rolando per la posizione in adiacenza alla parrocchia.
Fu trasformata in un decennio di lavori in villa a tre piani. I lavori si arrestarono per le vicende legate all’invasione francese.
L’edificio passò (1700) alla figlia del conte, Angela Vittoria Francesca e poi a suo marito Pietro Eugenio Reminiac d’Angennes, ancora privo dell’ala aggiunta che conferisce l’attuale pianta a elle.
Nuove modifiche alla villa furono apportate da Carlo Eugenio III presumibilmente tra il 1820 e il 1836, forse avvalendosi dell’architetto Giacomo Pregliasco, a cui aveva per certo affidato altri incarichi (l’attuale ex teatro Gianduja a Torino); le decorazioni pittoriche interne furono commissionate a Fabrizio Sevesi e Giuseppe Morgari.
Nel 1860 Enrichetta Clementina d’Angennes, ultima del ramo, vendette al conte Giovanni Battista Scgiari il fabbricato che, dopo varie vicende, passò a Vincenzo Capello, il quale lo sottopose ad accurato restauro (1972).
Le facciate presentano una tinteggiatura di colore giallo ocra sui fondi e sul basamento e grigio chiaro sui rilievi, realizzata con una pittura filmogena nel 1972.
Gli intonaci di supporto a calce e gli elementi di stucco a rilievo, originali e risalenti probabilmente alla metà dell’ottocento, sono ben conservati anche se in occasione di alcune manutenzioni le malte di calce erano state sostituite con quelle di cemento nella parte del basamento e nelle
Seppure in generali buone condizioni le facciate presentavano circoscritti fenomeni di degrado dovuti al sollevamento della tinteggiatura e alterazioni delle cromie dovuti a depositi superficiali; inoltre le caratteristiche organolettiche delle pitture utilizzate risultavano incompatibili con i supporti, con il rischio di compromissioni degli stessi.
L’intervento è stato finalizzato a realizzare un restauro che ha consentito di ripristinare, con materiali idonei la consistenza originaria materica e alla ricostruzione della coerenza formale estetica dell’edificio mediante la conservazione, il consolidamento delle parti originali e all’integrazione con materiali e tecniche applicative compatibili.
Si è previsto di intervenire in relazione alle caratteristiche dei materiali costituenti, intonaci e stucchi, ripristinando le coloriture in conformità a quanto emerso dalle indagini stratigrafiche, riproponendo l’immagine ottocentesca dell’edificio, mediante le seguenti operazioni: pulitura delle superfici e rimozione degli starti di tinteggiatura.
L’intervento, in progetto ha inteso rimuovere le stuccature cementizie che favoriscono la concentrazione di sali nella parte inferiore del fabbricato dovuta alla scarsa traspirabilità delle malte, incrementano l’altezza della risalita umidità capillare e causano la disgregazione dei laterizi.
L’intervento di restauro delle facciate ha previsto le seguenti operazioni: cauta rimozione meccanica di stuccature eseguite, con materiali che per composizione possono interagire con quelli costitutivi (basamento e rappezzi); stuccatura di lacune o mancanze con malta idonea per colorazione e granulometria; ripresa della stilatura dei giunti con scarnitura delle vecchie malte (ove ritenute irrecuperabili o incoerenti), stuccatura delle connessure con malta di calce e inerti adeguati idonei per colorazione e granulometria; eventuale applicazione di un prodotto consolidante/protettivo superficiale a base di silicato di etile, ove necessario.

Progettisti:
Arch. Liliana Canavesio - Arch. Valter Bruno


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